La natura, come si sa, è sempre lo spettacolo migliore, che rallegra anima e spirito e rimette l’uomo in pace con il mondo intero; dove vi sono specchi d’acqua, poi, come fiumi, laghi e sorgenti naturali, sembra di ritornare alle origini del mondo, dove la natura faceva da padrona e l’uomo era in armonia con il creato.
Il fiume Sile e la pista ciclabile del “GiraSile”
Ecco, il Parco del Sile, a Treviso, è proprio uno di quei luoghi da visitare assolutamente, perché trasmette pace e tranquillità. Il fiume, che si trova all’interno, è molto particolare perché ha origine da una cintura di risorgive che si trovano a ridosso di una zona pianeggiante di natura alluvionale, che percorre circa 100 km prima di sfociare nella zona attigua, a Jesolo. Il percorso tra il fiume Sile e due più piccoli corsi d’acqua, è di tipo circolare, e sono tutti molto belli da vivere senza seguire tante indicazioni, ma lasciandosi perdere tra le bellezze della natura.
Da quando è nato il parco naturale regionale del Sile, inoltre, molte specie ambientali sono state preservate, il fine dell’istituzione del parco, infatti, è stata proprio quella di creare un ambiente protettivo per la natura, in particolare per il principale fiume di risorgiva che si trova in Italia.
Pensare che questo antico fiume sia servito a far funzionare le ruote dei mulini, lo rende ancora più affascinante, e ora è possibile visitarlo con lunghe passeggiate seguendo i percorsi creati ad hoc, in acqua e in canoa o attraverso una comodissima pista ciclabile, detta “GiraSile” tutta da gustare su un percorso ciclo-pedonale.
La lunghezza del percorso può variare in base alla propria resistenza e preparazione, è possibile scegliere il giro per visitare i fontanazzi di risorgiva o quello per vedere il mulino di Cervara e così via, per tante diverse possibilità tutte da assaporare dolcemente in bike.
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Nei diversi percorsi ciclabili del “GiraSile”, sarà possibile vedere molte specie di uccelli, come le cornacchie grigie e le gazze, oltre ai fagiani. Durante le pause si può essere fortunati e veder nuotare il Martin Pescatore, presente in questa zona, o le bellissime cicogne da allevamento. Se si sceglie il percorso che conduce a Cervara, sarà bellissimo vedere l’ultima grande palude del Sile, i boschi fitti e i canneti dove molti animali vi si rifugiano. Suggestivo il mulino che risale al 1300, simbolo della nostra storia passata.
Fontanassi, natura incontaminata e la leggenda del “Fontanasso dea Coa Longa”
Addentrandosi all’interno del parco del Sile, si troverà un’area ricca di sorgenti, in parte abitate da paludi e terre umide ma molto importanti per l’ambiente circostante. Lasciandosi accompagnare da un antico pioppeto, si giunge in una zona di polle e grandi acquitrini, dove la natura si mostra in tutto il suo mistero.
Questa è l’area dei “Fontanassi”, che è una zona di pianura dove le sorgenti d’acqua fuoriescono naturalmente dal sottosuolo in polle di acqua chiara che provengono direttamente dall’alta montagna.
Sono tantissime le storie che girano intorno alla zona dei Fontanassi, in particolare la leggenda del “Fontanasso dea Coa Longa”, una storia misteriosa che risale al ‘600. Cominciamo con il tradurre il nome di questo luogo, che in veneto significa “fontanazzo dalla coda lunga”, per segnalare l’area dove l’acqua spontaneamente zampilla dalla terra, quasi a disegnare una lunga coda, che nell’antichità si diceva congiungersi direttamente con le nuvole, grazie al vapore acqueo che esalava in cielo.
Si racconta la storia di una ricca e nobile donna, identificata con il nome di Maria Vittoria, figlia ed ereditiera dei proprietari di villa Cornaro, bellissima dimora che si trova a Piombino Dese. La leggenda vuole che Maria Vittoria fosse molto cattiva, scorbutica e facilmente irritabile, viziata e consapevole della sua ricchezza. Ma come sempre succede, la vita ti porta a fare i conti con la tua interiorità più che con le tue ricchezze, e una sera un pover uomo bussò a casa sua e le chiese cibo per sfamarsi e un letto in cui dormire.
La donna non rifiutò ma ciò che gli propose fu davvero deplorevole, delle ossa di cacciagione da ripulire, che erano sulla sua tavola per cena, e per dormire le ceneri del camino. Il mendicante, ovviamente, rimase stupito che nonostante tanta ricchezza avesse ricevuto siffatta accoglienza e lanciò una potente maledizione.
Il giorno dopo, ella uscì e passeggiando lungo il Fontanazzo incontrò un sacerdote che portava il viatico ad un pover uomo pronto a morire, insieme ad alcuni chierichetti. Quando il suo devoto cocchiere vide passare il sacerdote con l’eucarestia, voleva fermarsi per dar loro precedenza, ma la signora si arrabbiò sostenendo di voler passare prima, perché lei, in terra, era padrona di tutto, poi con il suo fare bisbetico, prese a schiaffi il sacerdote. Il prete, vedendosi schiaffeggiato di sorpresa, cadde a terra, lasciando cadere anche l’ostia consacrata che finì a terra nel fango, ma la terra, presa da tanto rispetto per l’ostia, si aprì e inghiottì la signora e tutta la sua carrozza, salvando solo il cocchiere.
Quando fu in piedi, il cocchiere vide risalire dalla voragine una cagnetta malandata, che al collo portava il filo di perle che usualmente indossava Maria Vittoria, comprendendo che la maledizione del mendicante e la cattiva azione contro il sacerdote e l’ostia benedetta, avevano sortito un tale effetto sulla sua padrona. Si racconta che la cagnetta, da quel giorno, abbai tutte le notti, molte persone che si trovano in questo luogo al calar del sole, giurano di sentire un cane che abbaia ma senza vederne neanche la sagoma.
Vi sono tante altre leggende che ruotano intorno a questo luogo, tutte avvincenti, ma ciò che emerge è l’antichità e le tante vicissitudini che si sono succedute durante questi secoli e che rendono questo posto, fonte di mistero e di una storia che sicuramente ci appartiene.
“Anguane del Sile” e “il mistero del Bosco incantato del Sile”
Meravigliosa storia che ruota intorno al fiume è quella delle Anguane del Sile, creature che nascono dalla mitologia più antica e che hanno il compito di proteggere le acque limpide di questo meraviglioso fiume. Di conformazione pari a quella delle sirene, si mostrano come una sorta di ninfe che vivono nelle sue acque per preservarlo da ogni male, hanno per metà sembianze umane, apparendo bellissime donne, e per metà forma di pesce, per poter nuotare liberamente.
Molti raccontano di aver avuto l’impressione di vedere queste fantastiche creature a sangue freddo con capelli lunghi formati da sottilissime alghe, che riescono a vedere anche di notte per proteggersi dagli umani che vogliono catturarle. Esse hanno una vera e propria residenza in questi luoghi, che considerano di loro proprietà: sanno cucinare, lavano i loro abiti nel fiume, ricamano e fanno tutti i lavori da donna, e hanno la caratteristica di ammaliare inesorabilmente gli uomini che le guardano. L’unico modo che hanno gli uomini per sfuggire al loro fascino è portare al collo delle collane create con i virgulti di viburno ben intrecciati tra loro.
Se si scava a fondo in questo meraviglioso mito, si comprende come si voglia attribuire a queste creature leggendarie la dualità di Madre Natura, che per un verso si mostra meravigliosa e ammaliante, ma dall’altra sa essere malvagia e fonte di morte per gli umani, proprio come le Anguane, belle e seducenti, brave e materne, ma anche pericolose portatrici di morte e distruzione.
A comprova del fatto che il bosco sia molto antico e oggetto di tante storie che si tramandano di padre in figlio, si racconta che la bellezza del bosco, mille anni fa, era imparagonabile rispetto a ciò che vediamo oggi, e che se oggi tante specie di uccelli rallegrano l’atmosfera, mille anni fa erano di uno splendore fiabesco.
Un giorno tre vecchie streghe, incattivite dai riti magici che praticavano e gelose della bellezza della natura e della piacevolezza del canto degli uccelli, decisero di fare un incantesimo al bosco, togliendo la gioia agli abitanti di sentire quel dolce canto. L’unico modo per porre fine a questo sortilegio è di scoprire dove si trova la famosa “gemma magica” che dovrà essere immersa nelle acque del fiume.
Meraviglia e mistero, enigma e leggenda si intrecciano in questi luoghi che appaiono di una bellezza inaudita, dove il sussurrio della natura, fatto di alberi che si muovono al soffio del vento, sorgive spettacolari, il cui guizzo lascia incantati, e il canto dolce degli uccelli, rendono queste arcane leggende vive nell’immaginario di grandi e piccini, che potranno vivere una giornata nel parco del Sile, all’insegna dell’avventura e del divertimento, immersi nella natura.
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