Per chi non ha mai visto il film Papillon e non ha mai sentito parlare della terrificante Isola del Diavolo, in questo articolo parleremo di uno dei luoghi più inquietanti e terrificanti del pianeta, diventato meta di culto per chi ama le emozioni forti.
L’Isola del Diavolo: la storia e le principali caratteristiche
Prima di avventurarci alla scoperta delle leggende legate all’Isola del Diavolo, sarà utile capire dove si trova e le origini di tanta fama. L’Isola del Diavolo è una delle tre isole dell’arcipelago delle Isole della Salute, al largo della costa della Guyana Francese. L’Isola del Diavolo è la più settentrionale e piccola dell’arcipelago e la più difficile da raggiungere. Nel 1763 i francesi conquistarono questo piccolo arcipelago sperduto e il governatore dell’epoca le denominò Isole della Salute, perché sperava fossero un approdo sicuro per sfuggire alle malattie tropicali che infestavano questa remota zona del Nuovo Mondo. Le tre isole dell’arcipelago sono l’Ile Royale e Ile Saint-Joseph e la celeberrima Isola del Diavolo e sono abbastanza impervie e isolate.
L’Isola del Diavolo, venne chiamata così non soltanto per la sua conformazione prevalentemente rocciosa che non facilitava l’insediamento umano, ma anche perché il mare circostante era infestato da temibili squali e le forti correnti ventose rendevano difficile l’approdo. Tramite alcune testimonianze dell’epoca si rileva che l’Isola del diavolo aveva già una nomea terribile prima dell’arrivo dei francesi, difatti gli indigeni erano soliti affermare che la piccola isoletta fosse infestata da uno spirito maligno.
La notorietà dell’Isola del Diavolo inizia nel 1852, quando il governo presieduto da Napoleone III decise di aprire un penitenziario e di inviare i condannati a scontare la pena in quel luogo impervio ed inospitale. Inizia così la storia dell’isola del Diavolo, che da quel momento diventò una delle più famose prigioni al mondo e incubo perpetuo di ogni condannato francese. Nel 1885, il governo francese decise di inviare tutti i condannati per recidiva all’Isola del Diavolo, anche se avevano commesso un reato minore.
Un’iniziativa del governo francese per ripopolare l’arcipelago delle Isole della Salute, decimato dalle continue pestilenze, si rivelò completamente fallimentare: inviare delle donne sull’Isola del Diavolo per favorire la formazione di nuove famiglie e creare delle piccole comunità. Il tentativo di creare nuove comunità in Guyana Francese durò pochi anni e nel 1907 venne interrotto l’invio di donne sull’isola.
La storia della prigione dell’Isola del Diavolo inizia la sua parabola discendente nel 1938, quando il governo decise di interrompere l’invio dei detenuti e nel 1953, le porte della prigione si chiusero per sempre.
La prigione dell’Isola del Diavolo
L’Isola del Diavolo divenne la prigione dei francesi per la sua inospitalità e la mancanza di qualsiasi via di fuga e qui furono imprigionati i principali oppositori del regime, i reazionari e anche coloro che avevano commesso diversi reati di minore entità. L’avamposto penale era praticamente anti-evasione, difatti si accedeva alla prigione tramite un sistema di corde e carrucole e all’esterno la struttura era circondata da una selvaggia e intricata giungla, mentre il mare era la residenza eletta degli squali. Non soltanto il luogo era uno dei più terribili al mondo, ma anche le condizioni all’interno della prigione erano proibitive: i carcerati erano completamente nudi, tranne che per un cappello di paglia e le scarpe e venivano sottoposti a continue sevizie e torture, oltre alla continua vessazione durante i lavori forzati.
La mancanza di cibo gli stenti, la privazione della dignità, senza menzionare le condizioni proibitive dell’intera isola, rendevano la prigionia insostenibile e molti prigionieri morirono nel giro di poche settimane. I pochi che tentarono la fuga, se ripresi dai carcerieri, venivano invece rinchiusi nelle cosiddette “Fosse dell’Orso”, dei pozzi di cemento richiusi da griglie di ferro o deportati presso l’isola di Saint Joseph per nuove e terribili torture.
I prigionieri famosi dell’Isola del Diavolo
La prigione dell’isola del Diavolo era la meta ideale per i prigionieri politici, difatti qui furono mandati diversi oppositori del regime francese fino alla sua chiusura nel 1953. Il più famoso in assoluto tra i prigionieri politici, fu Alfred Dreyfus, capitano dello Stato Maggiore, che nel 1894 venne condannato per alto tradimento e deportato sull’isola. L’affare Dreyfus ebbe notevole rilevanza in tutto il mondo e scatenò aspre polemiche e accuse, ma in ogni caso Dreyfus fu costretto a trascorrere terribili anni sull’Isola del Diavolo fino alla grazia da parte del presidente della repubblica Loubet.
Sempre a causa di un controverso caso giudiziario venne imprigionato sull’Isola del Diavolo, il commerciante Guillaume Seznec, accusato di omicidio. Seznec trascorse diversi anni sull’isola e tentò diverse volte la fuga senza successo, qui venne sottoposto ad infinite torture che minarono sensibilmente il suo stato di salute.
Le rocambolesche fughe dall’isola del Diavolo
Nonostante le difficoltà, le torture, le sevizie, gli stenti e la natura ostile, molti condannati politici e prigionieri comuni provarono ad evadere dalla prigione e in alcuni casi i continui tentativi ebbero successo, tra i più famosi casi di fughe bisogna menzionare quelle di Carlo di Rudio e Henri Charrière.
Carlo di Rudio, militare italiano, partecipò alla cospirazione di Felice Orsini per assassinare l’imperatore di Francia Napoleone III e per questo tentativo di attentato venne catturato e condannato insieme agli altri cospiratori. Nel dicembre del 1958, fu condannato all’ergastolo e deportato nella Guyana Francese per scontare la sua pena. Dopo alcuni trascorsi presso la prigione dell’Isola del Diavolo e diversi tentativi di evasione falliti, nel 1859, insieme ad altri detenuti riuscì finalmente a scappare dalla prigione. La fuga fu un’impresa leggendaria, visto che Carlo di Rudio e gli altri detenuti riuscirono ad impossessarsi di una piccola imbarcazione di alcuni pescatori e a navigare per circa 1000 miglia senza avere acqua e cibo, approdando sulle coste delle Guyana Britannica. Gli inglesi, nonostante fossero dei detenuti, li nascosero alle autorità francesi e Carlo di Rudio poté finalmente tornare libero.
La più famosa e conosciuta fuga dall’isola del Diavolo fu attuata da Henri Charrière, accusato di omicidio in Francia e deportato nella Guyana Francese nel 1933 a bordo di una piccola nave insieme ad altri detenuti. Il prigioniero Henri Charrière, meglio conosciuto con il nome di Papillon, per il tatuaggio di una farfalla sul petto, è il protagonista di una delle più rocambolesche evasioni della storia: dopo nove tentativi di fuga falliti, grazie ad un sacco riempito di noci di cocco usato come zattera, riuscì a lasciare l’isola e ad imbarcarsi su un mercantile di passaggio.
La sua fuga venne progettata nei minimi dettagli, difatti Papillon, studiò per diversi mesi il moto delle onde e stabilì che la settima gli avrebbe consentito il giusto slancio per superare la barriera di scogli. Papillon, dopo la sua fuga si rifugiò in America Latina e scrisse le sue memorie nel libro “Papillon” che divenne un vero e proprio best-seller. Dal libro venne tratto il film Papillon, con protagonista il noto attore Steve McQueen, diventando un vero e proprio cult cinematografico.
In tempi recenti, l’isola del Diavolo è diventata una vera e propria meta turistica, visitata da viaggiatori che vogliono vedere da vicino la tremenda prigione francese. Sull’isola rimangono pochi edifici fatiscenti e la natura ha ormai riconquistato l’intero territorio, ma il senso di paura e di terrore si percepiscono ancora oggi.
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