Il Castello di Mantova ha molte storie da raccontare, di tempi andati in cui la politica e gli intrighi di corte avevano la meglio su tutto il resto, dove l’amore veniva sacrificato in nome di accordi tra famiglie per conquistare più potere.
Storie che rivivono nei film e sembrano quasi impossibili da immaginare, oggi come oggi, eppure è quel che è successo verso la fine del 1300 e questa è la storia di Agnese Visconti e del Castello di San Giorgio.
Il Castello di Mantova: la storia
Il Castello di San Giorgio che fa parte di un complesso di edifici e di giardini curati e verdissimi, fu commissionato e fatto costruire da Francesco I Gonzaga nel 1395 sulle macerie della chiesa di Santa Maria di Capo di Bove.
Inizialmente eretto per scopi difensivi, perse la sua connotazione militare già con Francesco II Gonzaga e sua moglie Isabella d’Este, che presso la sua corte invitò molteplici umanisti e artisti del tempo come: Leonardo Da Vinci, Ludovico Ariosto e Andrea Mantegna, al quale si deve la camera degli sposi.
Sede di questa stanza meravigliosa è il torrione di nord est dove nel corso di nove anni Mantegna ha realizzato il suo capolavoro. Ad uno spazio angusto, 8 metri per 8, ha donato luce e forme attraverso affreschi bellissimi di paesaggi bucolici e scene di vita quotidiana. Sono due le pareti sulle quali la famiglia Gonzaga è raffigurata, atto di gratitudine da parte del pittore verso una famiglia che gli ha commissionato non pochi lavori.
Una particolare curiosità della camera degli sposi è il tempo limite, di massimo 10 minuti, che è concesso ai visitatori per non permettere all’aria espirata e all’umidità, di danneggiare gli affreschi, che sono stati realizzati anche a secco e quindi facili a staccarsi dalle mura.
Il castello di San Giorgio ha una forma quadrata, agli angoli è sormontato da 4 torri e tutto intorno corre un fossato attraversabile mediante i 3 ponti levatoi che ricordano la sua originaria funzione difensiva.
I protagonisti: le famiglie Gongaza e Visconti
Da un lato Bernabò Visconti con la figlia Agnese a rappresentare Milano, dall’altro Francesco I Gongaza, successore di Ludovico II di Mantova. Corre l’anno 1380 un periodo fortemente contraddistinto da matrimoni combinati tra le grandi casate d’Italia del tempo.
I due giovani fanciulli vengono fatti sposare e da alleati, i Gonzaga e i Visconti, diventano parenti, ma l’idillio, se di mai tale sentimento si possa parlare in un matrimonio deciso da altri, si interrompe quando Agnese partorisce una bambina, Alda, che non è l’erede maschio voluto da Francesco.
La solitudine di Agnese si intensifica e si inasprisce quando a Milano Gian Galeazzo Visconti spodesta lo zio Bernabò, imprigionandolo e, probabilmente, avvelenandolo dopo 7 mesi di umiliazioni. Francesco diventa perciò alleato del carnefice del padre di Agnese, che da Mantova tenta di portare appoggio e sostegno ai suoi fratelli.
La palese e fiera opposizione al marito, porta Francesco stesso a tramare subdoli piani che prevedono l’eliminazione di Agnese.
Viene perciò portato alla luce il presunto tradimento di Agnese con Antonio da Scandiano (cavaliere al servizio di Francesco Gonzaga, che era incaricato di scortare Agnese Visconti quando usciva di città), che porterà entrambi ad essere giustiziati, lei mediante la decapitazione, lui con l’impiccagione. In seguito furono sepolti in terra sconsacrata.
La leggenda: il fantasma di Agnese Visconti al castello di San Giorgio
La tragica scomparsa di un’anima che ha sofferto in vita senza trovare pace nella morte, la sepoltura in un luogo sconsacrato, le verità venute alla luce in seguito alla decapitazione di un’ Agnese innocente e additata come traditrice solo a causa di un diabolico piano ordito da Francesco o addirittura dal cugino Gian Galeazzo, hanno alimentato le storie di presunti avvistamenti del fantasma di Agnese Visconti aggirarsi nel castello o nel luogo dove è stata giustiziata.
Dove oggi campeggia la sua lapide, altri hanno udito candidamente le urla e i lamenti di un’anima evidentemente in pena per essere stata uccisa ingiustamente.
Leggende affascinanti che si sovrappongono, anche se di verosimile hanno poco e niente, ma che raccontano di un castello che ha comunque vissuto storie incredibili e dolorose.
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