Napoli è una splendida città poliedrica e dai mille volti. Dalla stessa medaglia emergono due facce contrapposte; da un lato i colori cangianti e la luce partenopea che avvolgono la città e rinfrancano il tono gioviale dei suoi abitanti e dall’altro la penombra ed il buio che contraddistinguono i silenziosi misteri e le cupe superstizioni che attanagliano la popolazione all’ombra del Vesuvio.
La seconda metà del XIX secolo è un periodo storico difficile per la città di Napoli scossa e ferita da numerose epidemie di colera e dalle terribili conseguenze dell’eruzione vulcanica del 1872.
In un contesto sociale degradato e lacerato da sventure, miseria e morte trovò terreno fertile la superstizione popolare che ebbe a diffondersi rapidamente e a consolidare una sua posizione di privilegio fra la popolazione partenopea.
Tra i vicoli di Napoli prese dunque a serpeggiare una ventata di mistero mentre gli anni della Bella Epoque furono prodighi di un fiorire di passioni esoteriche, di sedute spiritiche e di esperimenti dell’occulto. Figure come Eusapia Palladino che, sul finire dell’Ottocento seppe radunare folle importanti di persone che assistevano alle sue sedute spiritiche intrise fino al midollo di trucchi scenografici seppero irretire la popolazione partenopea già predisposta al condizionamento del soprannaturale.
Sfruttando la credulità popolare di una società fortemente provata dagli eventi, Napoli divenne un luogo di misteri, e di superstizione dove il malocchio e la iattura erano protagonisti indiscussi.
In questo fragile contesto, la città si popolò di riti, leggende e numeri. Tra i miti a cui la popolazione partenopea è maggiormente legata e che resistono ancora ai giorni nostri, la leggenda della Bella ‘mbriana veste i panni della protagonista assoluta.
Lanciamoci anche noi nella tradizione più nascosta, dunque, per andare alla scoperta del significato della Bella ‘mbriana e del suo ruolo nella cultura popolare partenopea.
Chi è la Bella ‘mbriana
La Bella ‘Mbriana è, secondo la tradizione popolare partenopea, come una sorta di spirito buono del focolare che abita la dimora e ne protegge i suoi abitanti. Non si tratta, dunque, di una strega, ma molto più probabilmente di una fata che la tradizione popolare raffigura come una donna bellissima avvolta in abiti bianchi.
La Bella ‘mbriana, dunque, esercita il suo influsso benefico sul gruppo famigliare con cui condivide la dimora ed è nella cultura popolare la rivale per antonomasia del Munaciello un’altro spirito, maligno questa volta e non privo di un qualche fondamento storico che rappresenterebbe l’incarnazione del demonio che si rende protagonista di dispetti al popolo salvo poi fare doni inaspettati che sarebbero una sorta di corrispettivo per acquistarne l’anima.
Per saperne di più leggi anche: Munaciello: lo Spiritello del Folklore Napoletano
L’etimologia del nome Bella ‘mbriana non è del tutto certa come pure la sua origine; secondo le ipotesi più accreditate deriverebbe dal latino meridiana ad attestare la presenza dello spirito nelle ore del giorno, mentre altre spiegazioni farebbero derivare il termine dall’antico Mariana che indica un’ombra sotto la quale ripararsi.
Se l’etimologia del termine rimane comunque incerta, va sottolineato come la tradizione popolare abbia tramandato un’altra leggenda che parla di una bellissima principessa che, infelice, per un amore non ricambiato sarebbe impazzita e avrebbe preso a vagare per le vie di Napoli fermandosi qua e là salvo poi riprendere il suo viaggio infinito. Il padre, che la seguiva da lontano, avrebbe provveduto a ricompensare con doni anonimi tutte le famiglie che avevano mostrato pietà verso la fanciulla.
Secondo alcune ipotesi, dunque, la principessa infelice, sarebbe la Bella ‘mbriana che la cultura popolare racconta.
Come si manifesta la Bella ‘mbriana
La Bella ‘mbriana è una creatura sfuggente e non ama palesarsi agli occhi umani; se vista si trasforma in un geco, in una farfalla o in un fascio di luce dietro le tende.
Lo spirito della casa è benevolo, ma iroso e non è il caso di farla irritare poiché potrebbe essere vendicativo nei confronti dei membri della famiglia. La Bella ‘mbriana ama le dimore pulite ed ordinate; non curarsi della casa genera nervosismo nello spirito e criticare la casa significa insultare lo spirito che lo protegge. Per questa ragione è bene non parlare mai di un eventuale trasloco in presenza della fata che potrebbe adirarsi e condannare a morte uno dei componenti della famiglia.
La riverenza nei confronti dello spirito è essenziale per ingraziarselo; ancora oggi è usanza, soprattutto nelle persone più anziane, salutare la Bella m’briana rincasando con la locuzione “Buonasera Bella ‘mbriana mia”, è buona norma lasciare una sedia vuota o un posto a tavola per la fata e chiamarla nei momenti del bisogno.
Benché i tempi siano cambiati e la Bella m’briana stia abbandonando lo stato di famiglia dei nuclei più giovani e meno legati alla tradizione popolare, lo spirito, ancora oggi, rappresenta l’accoglienza e la convivialità delle famiglie partenopee.
Curiosità
Nel 1982, Pino Daniele le ha dedicato una canzone e un album dal titolo: Bella ‘mbriana
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