Storia della Fenice
L’Araba Fenice è un uccello mitologico che ha trovato largo spazio nelle storie e leggende antiche per il suo affascinante potere di risorgere dalle ceneri. Questa sua caratteristica è stata collegata da studiosi e letterati alla resilienza, la capacità di affrontare qualsiasi avversità in maniera positiva, sfruttando le risorse a disposizione e le nostre forze per rinascere e superare gli ostacoli. Scopriamo di più sul significato della fenice.
La parola fenice deriva dal greco “Phòinix” che può essere tradotto in purpureo, il colore rosso porpora con il quale, in molti miti antichi e leggende, viene appunto rappresentato l’uccello infuocato. L’aggettivo “araba”, invece, che lo precede, viene usato per indicare la sua provenienza in quanto il primo a citarla, Erodoto, sosteneva che fosse originaria dell’Egitto.
Araba Fenice: il mito e la leggenda
La storia di questo uccello mitologico, secondo le testimonianze riportate dagli occidentali, proviene dall’Egitto, da una terra che allora era conosciuta con il nome di Bennu.
La Fenice del mito di questa terra risultava strettamente connessa al ciclo vita-morte e alla resurrezione. Spesso associata dagli abitanti al sole, veniva spesso rappresentata o disegnata con l’emblema di un disco solare, o con la caratteristica corona Atef. Nelle pitture parietali, soprattutto tombali, veniva preferita ad altre immagini per via del suo significato; la simbologia della fenice come rinascita rappresentava un buon auspicio per il defunto. In queste pitture inoltre non aveva propriamente la forma di un uccello infuocato e imponente, ma inizialmente di passero e in seguito di airone. L’uccello rappresentato inoltre non risorgeva dalle fiamme, ma dalle acque.
Nella cultura ellenica il significato dell’Araba Fenice è sempre stato caro agli abitanti, in quanto connessa alla morte, alla rinascita ma soprattutto all’eternità dello spirito. Secondo il loro mito infatti proprio lo spirito cambiava forma trasformandosi in un uccello maestoso, dalle piume rossastre. Tra i greci veniva dunque rappresentata come un’aquila reale possente con lunghe piume dai colori stupendi.
Secondo un’altra versione del mito, l’Araba Fenice, in seguito ad una vita lunga e prosperosa di circa 500 anni, andava a costruire il suo nido prima della morte. Questo, posto su una quercia o una palma, doveva essere costituito da piante balsamiche che, una volta lasciate al sole, avrebbero preso fuoco. Dalla cenere poi sarebbe emersa una larva, piccola e sporca, che il sole avrebbe fatto crescere sino a trasformarla nel raro uccello purpureo che, recuperate le forze, avrebbe poi preso il volo sino a posarsi sull’albero sacro.
Il simbolo dell’araba fenice si può ritrovare in molte culture e leggende, spesso indicato con nomi o descrizioni differenti a seconda della storia tramandata. In ogni luogo, indifferentemente dalla rappresentazione e dalla leggenda narrata, il suo simbolo raffigura sempre l’immortalità dello spirito e il ciclo della vita e della morte. Vi è anche da dire che non vi son prove concrete della sua reale esistenza e molti studiosi o poeti hanno avanzato l’ipotesi che si tratti di una fantasia. Nonostante queste teorie, vi sono però anche coloro che credono che invece il mito si sia ispirato ad un animale realmente esistito, vissuto nella regione degli Assiri.
Il significato e il simbolo dell’Araba Fenice
Ciò che interessa maggiormente però, oltre al mito e la leggenda, è ciò che da sempre la Fenice rappresenta nella vita quotidiana. Un simbolo di morte e resurrezione, ma anche di resilienza. La fenice rappresenta che è possibile superare qualsiasi difficoltà senza farsi abbattere, di reagire, di cadere ma allo stesso tempo di rialzarsi più forti di prima. Dimostra come un fallimento non rappresenti una sconfitta, ma semplicemente l’opportunità di crescere e migliorare nella rinascita. Si ha la possibilità di svilupparsi, di adattarsi ai cambiamenti e al tempo e di trovare così un equilibrio più forte e sicuro.
La morte della fenice dunque non rappresenta in senso stretto la terminazione della vita, ma un fallimento, un ostacolo troppo grande da affrontare, una caduta. La risurrezione dalle ceneri invece rappresenterebbe invece la rivincita e la ripartenza.
Carl Gustav Jungnel nel suo libro “Simboli della trasformazione” cita la fenice ed esplora il legame che questo simbolo ha con l’essere umano sottolineando proprio come la resurrezione sia da paragonare alla rinascita dopo una sconfitta personale.
Tatuaggio araba fenice: qual è il suo significato?
Spesso questa figura viene scelta per essere impressa perennemente sul corpo delle persone che credono veramente nell’importanza e nel significato del tatuaggio, che rappresenta un inno alla vita e alla rinascita.
La Fenice dunque da sempre rappresenta un simbolo di forza, di crescita, di resistenza fisica e resilienza. Nel mito si dice che le sue lacrime fossero curative, che potesse resistere a grosse ferite e che controllando il fuoco fosse praticamente indistruttibile. Insomma, un simbolo di potere, di prosperità, di speranza e di equilibrio.
Curiosità
Sono state quattro le piramidi che sono state dedicate alla Fenice:
- quella di Cheope, presso Giza, detta “dove il sole sorge e tramonta”;
- ad Abusir, Sahura (è stato un faraone appartenente alla V dinastia egizia), detta “splendente come lo spirito Fenice”;
- Neferikare (è stato un faraone appartenente alla VIII dinastia egizia), detta “dello spirito Fenice”
- Reneferef (è stato un faraone appartenente alla V dinastia egizia), detta “divina come gli spiriti Fenice”.
Una citazione da Harry Potter:
Lacrime di Fenice
«Sono una panacea contro ogni veleno, perfino quello di Basilisco ma non possono essere considerate un vero e proprio antidoto perché nessuno può costringere una Fenice a piangere, né con la magia né con altri metodi»
E’ la creatura magica a scegliere chi vuole aiutare con le proprie lacrime, è il caso di Fanny, la Fenice di Albus Silente, la quale, nel 1992, pianse per salvare Harry Potter che era stato morso da un Basilisco aizzatogli contro dal ricordo di Tom Riddle, scaturito dal diario che Lucius Malfoy aveva nascosto fra i libri di Ginny Weasley (Harry Potter e la camera dei segreti). (Potterpedia.it)
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