In Messico c’è un’isola (Isla de las Munecas – isola delle bambole) dove “occhi senz’anima” seguono i visitatori che osano avventurarsi al suo interno, si tratta di centinaia di terrificanti bambole appese agli alberi, su staccionate e su cespugli; bambole decapitate, impiccate e mutilate, con orbite vuote da cui spesso spuntano raccapriccianti insetti.
Si racconta che la notte cambino di posizione e che nell’oscurità si avvertono risate di bambini riecheggiare nel nulla, la mattina addirittura, queste bambole vengono ritrovate in luoghi diversi dalla loro precedente collocazione.
L’isola delle bambole è stata una creazione di Julian Santana Barrera, un uomo che si era rifugiato in quest’isola messicana negli anni ‘50, lasciando moglie e figlia, rimanendo molti anni in solitudine.
Com’è nata l’Isola delle Bambole?
Si narra che un giorno vide riaffiorare in un canale, il corpo di una bambina affogata e subito dopo riemergere anche una bambola. Convinto che lo spirito della bambina fosse intrappolato nella bambola, decise di appenderla ad un albero, ma questo non placò la sua mente, che ben presto fu popolata da numerosi incubi.
La sua ossessione divenne tale che iniziò a raccattare bambole dappertutto, per far sì che sia lo spirito della bambina, sia il demonio che tormentava la sua mente fossero allontanati dall’isola. Arrivò persino a recuperarle dalla spazzatura e a vendere i propri oggetti per ottenerle in cambio. Si diceva addirittura che le nutrisse con i prodotti del suo orto.
Iniziarono a circolare leggende dopo il fatto del 2001, si diceva che l’Isola delle Bambole fosse infestata
Ad alimentare queste leggende di bambole assassine e di maledizioni fu quello che successe nell’aprile del 2001: Julian Barrera andò a pescare col nipote e gli confidò di essere perseguitato da presenze maligne, in particolare dal canto di una sirena che voleva trascinarlo sott’acqua per portarlo nell’aldilà. Il nipote senza dar peso alle sue parole, finita la pesca, andò a far pascolare le mucche, ma quando ritornò, trovò lo zio privo di vita nell’acqua, nel punto esatto, dove disse di aver trovato la bambina affogata.
Da quel giorno iniziarono a circolare le voci che l’isola fosse infestata da spiriti maligni e persino dallo spirito dello stesso Barrera attirando turisti curiosi da tutto il mondo. Il numero delle bambole è in continuo aumento poiché i visitatori hanno continuato il “rituale” aggiungendone altre.
John Leonetti, regista del film Annabelle disse:
“le bambole sono figure umane ma mancano di emozioni. In pratica sono gusci vuoti. “Sono cave dentro. Uno spazio che deve essere riempito”. Magari di malvagità”.
Come arrivare sull’isola
Per raggiungere questa destinazione inquietante occorre prendere le trajineras, che sono delle barche tradizionali antiche e coloratissime che solcano la laguna, partendo dai canali di Xochimilco, 28 km a sud di Città del Messico. Lungo il percorso si trovano le chinampas che sono giardini galleggianti di origine azteca.
L’isola delle bambole, un posto, sicuramente da brivido, sconsigliato a chi ha la fobia delle bambole (pediofobia), perché si troverà a scorgere vecchi bambolotti e arti di plastica dondolare tra i rami attraversati dalla luce del sole, come frange di alberi che si muovono col vento, e anche a quelli che sono sensibili al sussurro di vecchie e inquietanti leggende…
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