L’ospedale psichiatrico Willard (Willard Asylum for the Chronic Insane), aprì i battenti nel 1869. Fu il dottor Sylvester Willard, chirurgo generale di New York, che volle fortemente la sua apertura e che chiese i finanziamenti all’allora amministrazione Linconl, per migliorare le condizioni disumane con cui erano tenuti i malati mentali all’epoca, ma morì prima di vederne la realizzazione.
La prima paziente che arrivò al manicomio Willard, fu Mary Rote
Mary arrivò il 13 ottobre 1869, proveniva da un’altra struttura, dove era stata per 10 anni tenuta senza un letto e senza vestiti, ma solo con una coperta, arrivò tenuta in catene. Ne seguirono altri, che erano stati rinchiusi per più di 20 anni e alcuni tenuti in celle senza finestre. Uno arrivò addirittura chiuso in una gabbia per polli.
Quando, successivamente, furono fatti dei controlli nel manicomio, i pazienti furono trovati in discrete condizioni e occupati in diverse attività, c’erano lezioni di ballo, di cucito e spettacoli teatrali, tra le altre cose. L’ospedale aveva un terreno che veniva coltivato direttamente dai pazienti.
Le cose al manicomio iniziarono a peggiorare
Quello che all’inizio era nato per ovviare le pene dei malati, ben presto diventò un posto, dove venivano abbandonate le persone, semplicemente indesiderate.
Purtroppo durante la prima e la seconda guerra mondiale, il personale si ridusse parecchio e le malattie come la tubercolosi, la difterite e il tifo presero il sopravvento.
Nel 1955 risiedevano oltre 4000 ospiti, e nel corso della sua storia, passarono più di 50.000 persone, metà delle quali morirono proprio lì.
Anche se le condizioni erano migliori di altri istituti, l’elettroshock e i bagni di ghiaccio, erano comunque terapie usate all’epoca.
Il ritrovamento delle 400 valigie appartenute ai pazienti dell’ospedale psichiatrico
Il manicomio Willard che era circa 4000 metri quadrati, chiuse definitivamente nel 1995. Molti pazienti passarono nell’ospedale psichiatrico più di 30 anni, spesso, tutta la vita. Quello stesso anno, vennero trovate delle valigie appartenenti ad alcuni pazienti, ne furono ritrovate circa 400, piene di effetti personali che alla morte dei proprietari non furono reclamate dai parenti. La scoperta fu davvero toccante, contenevano gli oggetti più cari che i pazienti possedevano, accuratamente preparate dagli stessi o dalle loro famiglie.
Il fotografo Jon Crispin, si occupò di fotografare ognuna di esse. Ogni valigia aveva etichetta con il nome del suo proprietario, che il personale dell’istituto aveva conservato durante gli anni, dagli anni ’20 agli anni ’60. Al loro interno c’erano fotografie, vestiti eleganti, bibbie, piccole statuine, alcuni diari e tante altre cose importanti, oggetti che posandoci lo sguardo non possono non commuovere, pensando anche che molti dei loro proprietari erano sepolti nel cimitero accanto.
Molto raramente, per un periodo all’anno, le porte del manicomio Willard si aprono per dei tour guidati.
La sua storia non finisce qui, dopo la chiusura del manicomio, si racconta che sia diventato un luogo infestato da entità sovrannaturali, si sentono voci e urla che riecheggiano in tutto l’edificio. Si narra anche di un fantasma dai capelli rossi, che alcuni visitatori affermano di aver visto. Pare che si tratti di un’infermiera che un tempo lavorava lì, che diventò, in seguito, una paziente del manicomio Willard.
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