Rosalia Lombardo, riposa in una piccola bara nelle catacombe dei cappuccini di Palermo. Una dolcissima bambina dai capelli biondi, morta di polmonite nel 1920 a soli 2 anni, è considerata la mummia più bella del mondo.
Rosalia Lombardo, si trova nella cappella di Santa Rosalia, nel primo corridoio delle catacombe di Palermo. E’ stata una delle ultime persone a essere ammesse alla sepoltura nella cripta. Da una radiografia, si è potuto notare che l’interno è intatto come anche il suo aspetto esteriore tanto da far sembrare che la piccola stia solo dormendo, meritando il soprannome “La bella addormentata di Palermo”.
Rosalia Lombardo: storia
Quando morì la piccola, il padre distrutto dal dolore decise di utilizzare l’imbalsamazione per farla vivere in eterno. Se ne occupò Alfredo Salafia avvalendosi di tecniche all’avanguardia, la formula che utilizzò fu scoperta solo nel 2009. La misteriosa formula era una miscela di formalina, glicerina, sali di zinco, alcool e acido salicilico.
Per una conservazione ottimale della piccola mummia è stata recentemente progettata una teca ermetica di acciaio e vetro, satura di azoto, che impedisce la crescita di microrganismi, tenuta alla temperatura costante di 20 °C e con umidità al 65%.
“I risultati del metodo utilizzato dal Dottor Salafia sulla piccola Rosalia Lombardo, sono ancora oggi visibili:
“lunghe ciglia che profilano gli occhi chiusi, un viso paffuto e colorito contornato da ciocche dorate e un fiocco giallo a tenerle i capelli fanno della piccola Rosalia “la più bella mummia del mondo”.
A quasi cent’anni dal suo ultimo respiro, Rosalia Lombardo, conserva la sua bellezza in eterno.
Rosalia Lombardo – occhi
Un mistero sembra avvolgere la piccola Rosalia Lombardo: sembra che apra e chiuda gli occhi diverse volte al giorno. Si è parlato di miracolo e anche di evento paranormale. A confermare il fenomeno sono stati gli scatti fotografici fatti a intervalli di 60 secondi l’uno dall’altro nell’arco della giornata. Gli studiosi però hanno detto che si tratta di un manifestazione che si spiega grazie all’umidità e alle luci dell’apparecchio fotografico che provocano una foto-decomposizione, dando luogo a questo strano movimento di apertura e chiusura delle palpebre.
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